ORATORIO DI LENTIAI

Toni (Antonio) Piccolotto nasce a Lentiai nel 1903. Si forma inizialmente nello studio di Luigi Cima, coltivando la passione per vedute e paesaggi legati alla pittura veneta dell’800, poi nel 1921 si trasferisce a Venezia dove studia alla scuola dei Carmini. Qui diventa allievo di Vincenzo De Stefani e si iscrive alla Scuola libera del nudo. A Venezia frequenta gli artisti che danno vita al gruppo di palazzo Carminati e frequenta l’ambiente capesarino, in particolare gli amici Seibezzi, Privato, Mori, Da Venezia, Candiani, Bergamini, Dalla Zorza, inserendo nella pittura quella trepidazione interiore che diventerà una sua caratteristica. Nel 1926 partecipa ad un’esposizione alla Bevilacqua La Masa e alla Triveneta di Padova poi, nel 1927, ritorna a casa. Decide di partire, l’anno successivo, per l’Argentina dove ottiene successi, in particolare con una mostra personale alla Galleria Witcomb di Buenos Aires, ma, preso da grande nostalgia, torna a casa. Dal 1929 inizia a partecipare a numerose esposizioni in tutta Italia, da ricordare l’Esposizione di Belle Arti di Torino, la mostra, nel 1931 alla galleria Ape di Roma seguita da numerose rassegna a Venezia, Milano, Firenze, Padova, Trieste, Treviso, La Spezia, Bassano. Nel 1936 si trasferisce a Facen di Pedavena fino al 1949, quando torna a Lentiai. Dal 1939 al 1942 svolge il servizio militare a Sacile, Fiume e Cattaro, dove continua a dipingere e ad esporre le sue opere. Partecipa a collettive e premi, da ricordare i premi dell’Accademia d’Italia, del Resto del Carlino, di Agna, e le personali di Belluno (1946,1955 e 1959), Feltre (1951, 1959), Treviso (1956). Gli anni ’60 sono caratterizzati da premi e riconoscimenti (medaglia d’oro del Presidente del Senato, 2° premio Agnello d’oro a Bressanone). Nel 1969 espone assieme a Carlo Sovilla presso la Galleria Fontana di Venezia. Muore nel 1970 mentre sta dipingendo la neve in Nevegal.

Indirizzo
Piazza Crivellaro, Lentiai 32030 (BL)
Contatti
Orari
Dal 13 maggio al 4 giugno
Ogni Sabato e Domenica
9-12
15-19
Apertura straordinaria
2 giugno
9-12
15-19
Ingresso Gratuito

La testimonianza del figlio Lucio
Toni Piccolotto pittore di Lentiai era mio padre e non mi è facile testimoniare in queste righe chi era il pittore e chi era il padre. Qualcosa di lui pittore lo dicono i numerosi quadri che ha dipinto nella sua Lentiai, lungo la splendida Valbelluna e i suoi versanti in quota, ma anche negli occasionali viaggi e permanenze fuori dalla sua terra: paesaggi in ogni stagione, nature morte con fiori e le cose comuni che facevano parte della quotidianità degli anni in cui è vissuto. Nato nel 1903 qui a Lentiai, vi ha quasi sempre dimorato fino alla fine avvenuta l’11 aprile 1970 mentre stava dipingendo l’ultima neve primaverile sul Nevegal. Dal ’36 al ‘49 abitò a Facen di Pedavena dove la moglie Ninfa insegnava, conservando però un forte legame con Lentiai e Pian di Coltura in particolare, dove il padre Simeone “Simon” facoltoso commerciante di vini, prodotti agricoli e distillatore, aveva realizzato una grande casa con annessi rustici, un frutteto e pascolo per la fienagione (fabbricati oggi sostituiti dalle strutture per il soggiorno climatico dei giovani di una parrocchia del veneziano).
Dipingere per mio padre non era un lavoro, era un piacere, era soddisfare una sua personale esigenza di entrare nel paesaggio, farne parte, accarezzarlo con lo sguardo e fermare l’emozione del momento con i colori, i toni e le luci che il suo stato d’animo gli suggeriva per quella visione. Dipingeva en plen air e talvolta uscivo con lui, da ragazzo giocherellavo lì attorno e lo osservavo assorto nel suo lavoro. Ricordo che spesso davanti al quadro mimava quanto stava ritraendo con semplici gesti del pennello prima di stendere il colore ed in certi momenti lo sentivo respirare a fondo, quasi ansimare; atu che papà -cosa hai papà – e lui varda che bel! -guarda che bello! Quel respiro era per l’emozione che provava mentre dipingeva in particolari momenti, me lo faceva capire (era giovane allora, non era la malattia di cuore che lo fermò sul Nevegal). Mi stimolava a cogliere ed apprezzare le differenti tonalità del colore delle cose a seconda dei momenti della giornata, della copertura del cielo, della stagione e in un certo senso, a gioirne. Così era anche nell’ampio studio nella casa paterna di Lentiai davanti ai fiori di campo o di montagna che lui stesso raccoglieva nelle passeggiate ed escursioni. Quanti narcisi, ranuncoli, aquilegie e azzurri nontiscordardime nei vasi più disparati: ceramiche faentine, cocci e caraffe. Quanti bronzini con rododendri, genziane d’autunno e campanule, cardi ed altro: ritratti sempre dal vero, sempre lì a seguire con rigore un suo principio: ragionar co i oci –ragionare con gli occhi- che diventò anche un suo detto.
Per mio padre questo modo di vedere e osservare era fonte di riflessione, stimolo emotivo per fermare un particolare attimo della visione che aveva davanti. E questo lo insegnò a noi familiari in modo particolare, alla numerosa cerchia di amici che aveva e frequentava ovunque: in paese e fuori.
Toni Picolotto pittore era il padre che ho avuto vicino in famiglia e nella vita finchè c’è stato. Era un padre molto dolce, nel contempo autorevole e fermo nei suoi principi, comprensivo e accondiscendente nel naturale mutamento dei rapporti tra padri e figli. Ha saputo accompagnare nella vita me e mio fratello Piergiorgio ed è stato riferimento anche per alcuni dei numerosi nipoti figli delle sorelle e del fratello caduto in Africa. La sua presenza in paese e tra gli amici è stata significativa ed ha lasciato il segno. Non ricordo avesse contrasti con qualcuno, tutti gli erano amici e godevano del suo modo di starne in compagnia: nelle interminabili partite a bocce a Bardies da “Polenton” o da Gelindo Zatta a Lentiai così come nelle chiacchierate in osteria tra una partita a carte e l’altra. E poi quante tavolate a base di polenta e formai frit con amici in allegria nella casetta che aveva realizzato sul Col Melon quando Pian di Coltura non riusciva più ad accogliere tutti i nipoti e le figlie del padre Simon.
Già piuttosto affermato e noto, nell’ultimo decennio o poco più, venne assiduamente frequentato da diversi ammiratori, spesso dilettanti pittori per imparare ed arricchire le proprie tecniche. Alcuni hanno trovato la propria strada e dimensione. Tra i tanti Renato Bristot, Rinaldo Balzan e il giovane Carlo Sovilla che lo seguì più assiduamente e trattò con particolare familiarità. A tutti loro fece conoscere Lentiai con i suoi gioielli nascosti: dalla monumentale chiesa arcipretale, a quelle affrescate di Colderù e Bardies e gli angoli più suggestivi della sua terra.
Terra e luoghi che voleva conservare nella loro naturalità per averli vicini e goderne l’integrità. E’ reale il fatto, più volte citato, che fermò l’abbattimento di alcuni alberi, betulle in particolare, acquistandoli “in piedi” perché rimanessero lì almeno finchè fosse vissuto: facevano parte del “suo” paesaggio. Mio padre fu pure cacciatore. All’epoca non era così disdicevole esserlo, tutt’altro, cacciatore di piuma come si suol dire per differenziarsi dai cacciatori di pelo. Una passione ereditata dal padre e che coltivò per numerosi anni e da cui trasse con il suo stile pittorico alcuni quadri di cacciagione nel solco di una tradizione artistica radicata da secoli.
Cacciatore “pentito” nel 1956 fu socio fondatore di una delle prime associazioni naturalistiche italiane per la protezione della flora e fauna. Pro Natura si chiamava, fondata e presieduta dal prof. Aristide Meschia di Milano aveva come logo una capanna sovrastante una genziana ed un cerbiatto; in numerose foto di allora se ne vede il distintivo che mio padre appuntava all’occhiello della giacca. Trasmise comunque la passione per la caccia a me che pur vivendo da oltre cinquant’anni nel trevigiano la pratico ancora a Lentiai -il mio paese- forse più come pretesto per una assidua frequentazione che per l’esigenza di abbattere qualcosa: un piccolo segno di quanto di sé ha lasciato in me mio padre Toni Piccolotto, il pittore della neve e non solo.
Lucio Piccolotto
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RINGRAZIAMENTI
Anche a nome dei familiari miei e di quelli di mio fratello Piergiorgio desidero ringraziare l’Amministrazione comunale di Borgo Valbelluna che a centovent’ anni dalla nascita ha voluto ricordare mio padre Toni Piccolotto nella sua comunità di Lentiai per farlo conoscere ai più giovani che ne hanno forse sentito parlare e ne hanno letto il nome sulla via a lui intitolata. Un ringraziamento anche agli amici di Artdolomites che hanno curato la mostra e questo catalogo ed in particolare ad Antonella Alban che sulla scia dello zio Luigi Cima ha studiato e valorizzato anche l’opera di mio padre.